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Mechanix Gloves

La Mechanix ha recentemente introdotto due nuovi e interessanti modelli nel suo catalogo, i guanti M-Pact 3 e i Fingerless M-Pact. Dei prodotti con caratteristiche nuove che mantengono l’affidabilità del marchio americano.

Mechanix MPact 3
Già dalle foto si capisce come gli M-Pact3 siano dei guanti pensati per proteggere al meglio le mani di chi li utilizza da colpi e graffi.
Le nocche sono rinforzate con due generose placche in Kevlar. Da notare come queste siano state divise in due parti separate in maniera tale da garantire maggior mobilità e libertà di movimento rispetto a guanti simili che però hanno una sola e unica copertura rigida.
Anche le dita, nella parte superiore, sono rinforzate da inserti in gomma morbida che attutiscono eventuali colpi. La chiusura dei guanti è leggermente più lunga di altri modelli Mechanix, permettendo un adattamento più comodo e sicuro.
Il palmo della mano è leggermente imbottito. Questo toglie parte della sensibilità ma assicura maggior protezione. Il grip sulle dita e sul palmo è ottimo grazie all’utilizzo di pannelli leggermente gommati.

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Mechanix Fingerless M-Pact
Un modello che garantisce un buon compromesso fra protezione della mano e sensibilità è il Fingerless M-Pact.
Questi guanti vanno a proteggere il dorso e il palmo della mano lasciando però scoperte le dita (può essere sia un vantaggio che uno svantaggio!). Il dorso ha evidenti inserti in gomma che coprono le nocche. Il palmo della mano è invece coperto da Poron XRD, un materiale morbido in grado di assorbire colpi ripetuti e vibrazioni. Come nel modello precedente anche qui la parte che va a chiudere il guanto con il velcro è leggermente allungata in maniera tale da coprire e proteggere la zona del polso.

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Lowa Zephyr Desert Mid

Le calzature Lowa sono famose e apprezzate in tutto il mondo sia dagli appassionati degli sport all’aria aperta che dal personale militare che li indossa nei vari teatri operativi.
Il modello Zephyr Desert è adatto ad ambienti desertici perchè leggero e traspirante, senza però tralasciare la robustezza e la protezione dei piedi. Questi sono i punti a favore di una calzatura che spopola tra gli “addetti ai lavori” (Tuscania e Lagunari solo per nominarne due, oltre a singoli operatori di altri reparti) in zone calde del mondo. Sono calzature davvero comode, morbide e pratiche e con un design moderno che si discosta dai classici modelli.

Il taglio degli Zephyr Desert Mid è molto confortevole, lascia un’ottima libertà al piede mantenendolo comunque protetto. E’ disponibile anche una versione con inserto in Goretex e una versione più alta, che fascia maggiormente la caviglia.

Il disegno della suola “Lowa Cross” garantisce un ottimo grip su diversi tipi di terreno. Tende a trattenere il fango, ma in maniera limitata.

Nessun particolare è lasciato al caso, in questi Zephyr Desert. Cuciture doppie e rinforzi nei punti di maggior stress nella calzatura. Le applicazioni in materiale plastico sui lati e alle estremità sono davvero utili per aggiungere un ulteriore grado di protezione alla calzatura e le conferiscono un aspetto molto accattivante.

Black Palm T-Shirt

Black Palm è un brand americano che, oltre a commercializzare t-shirt e altri capi di abbigliamento, porta avanti una “filosofia”, un modo di pensare che trovo davvero affascinante. Il loro slogan, da cui deriva anche il nome, è “get your hands dirty”, il messaggio che vogliono trasmettere è che bisogna darsi da fare, rimboccarsi le maniche, sporcarsi le mani per avere dei risultati. E questo è vero in ogni ambito della nostra vita.
La t-shirt di queste foto è il modello Logo in colorazione Asphalt che mostra lo stesso disegno davanti e, in formato più piccolo, sulla spalla sinistra. Le doppie cuciture assicurano una buona resistenza a questa maglietta che all’interno riporta una spiegazione del marchio:
The Black Palm brand is dedicated to the human spirit and the essence of higher resolve. Black Palm embodies the elite group within the group; a connectedness defined by a unique desire to see all worthy tasks thru to the end. We celebrate hard work and individual dedication to the ultimate goal. The Black Palm brand symbolizes the willingness to ‘get your hands dirty’ and the commitment to the ‘all in’ mentality.
Da non dimenticare  che il sito Black Palm supporta la  “Special Operations Warrior Foundation”

Field trick #1 – Mimetizzare un’ottica

Inauguriamo con questo post una serie di trucchi e suggerimenti utili sia per chi si trova ad agire in ambito tattico/militare che per i semplici appassionati di vita all’aria aperta. Piccoli trucchi che però possono semplificarci molto le cose e migliorare le nostre conoscenze.
Se avete anche voi suggerimenti da pubblicare, mandate una mail all’indirizzo snipersealmail@gmail.com.

Mimetizzare uno spotting scope
Spesso, il team sniper/spotter, deve appostarsi in una posizione nascosta da cui poter osservare l’attività nemica. Oltre alla mimetizzazione personale, perciò, deve essere posta grande attenzione anche alla mimetizzazione del proprio equipaggiamento.
Talvolta viene sottovalutata la parte frontale dell’ottica (sia che si utilizzi uno spotting scope oppure dei binocoli) quando invece questa è quella che più facilmente può essere individuata dal nemico perchè rivolta nella sua direzione. Ricordate che in natura è difficile trovare un perfetto cerchio nero!

Nella foto qui sotto abbiamo posizionato uno spotting scope su un cavalletto. Senza alcun tipo di mimetizzazione, naturalmente, è perfettamente individuabile.

Abbiamo provato quindi a posarci sopra una sciarpa a rete. Meglio di prima, ma il cerchio frontale della lente è ancora piuttosto visibile e innaturale.

Il passo successivo è stato quello di prendere una face mask, fatta di una retina a maglie sottilissime, e di provare a nascondere con quella la lente.
Il risultato è ottimo, la forma che prima saltava subito all’occhio adesso è ben mimetizzata!

L’ultimo passo è stato quello di mimetizzare il resto dello spotting scope (la parte posteriore) con la sciarpa a rete di prima. Questo sistema può essere utilizzato con uno spotting scope, dei binocoli, una macchina fotografica… E’ un sistema veloce ed efficace, porta via pochissima luminosità e l’immagine perde molto poco in nitidezza.

Klymit Inertia XFrame

Alla ricerca di un materassino leggero e compatto, da aggiungere all’equipaggiamento del mio zaino, mi sono imbattuto nel sito della Klymit, azienda statunitense che propone prodotti molto interessanti per lo sport e l’attività all’aria aperta. In particolare, il prodotto che ha attirato la mia attenzione, è stato il materassino Inertia XFrame pubblicizzato come il più leggero al mondo.
L’idea alla base di questo prodotto è quella di dare supporto al corpo nei punti di contatto col terreno (testa, spalle, vita, ginocchia e piedi) togliendo però il materiale “in più” rendendo in questa maniera molto più leggero il materassino. Gli spazi vuoti creati in questa maniera, inoltre, creano delle sacche d’aria isolanti. Nel catalogo della ditta esiste anche una seconda versione, chiamata “Recon” che differisce da quella in queste foto per la colorazione Coyote/Sand. Nel sito della Klymit sembra sia stato “approvato” dai ragazzi della Delta Team.

Il materassino, con gli accessori assieme al quale viene venduto (sacca per il trasporto, kit di riparazione, pompa) è più piccolo di una borraccia Nalgene.

Per gonfiare il materassino bastano circa 4-5 soffiate. La piccola pompetta, venduta assieme al materassino, serve per dare un ultimo aggiustamento fino alla pressione desiderata.

Per ridurre al massimo il peso e l’ingombro basta togliere gli accessori e tenere solo il materassino, che con i suoi 230 grammi circa, quasi non si sente.

L’Inertia XFrame gonfiato. Il suo strano aspetto, in realtà, non influisce sul comfort. E’ infatti un materassino molto comodo e pratico.

Il materiale usato, 30D Ripstop per la parte superiore e 75D per quella a contatto col terreno, lo rendono un materassino davvero robusto.

Il materassino è dotato di due valvole. La prima, di colore nero, è quella da usare per gonfiarlo nella maniera classica mentre la seconda, di colore grigio, ha l’incastro per poterci inserire la pompetta.

Sniper Veil

Lo “Sniper Veil”, una sorta di sciarpa a rete di dimensioni variabili, è uno degli accessori più utili ma spesso sottovalutati.
Lo si trova facilmente in commercio,  ce ne sono di svariati modelli che si differenziano per misure (dai più piccoli che coprono la testa fino ad arrivare a quelli più grandi che possono coprire tutto il corpo), materiali e colori (verde, tan o diversi pattern mimetici).
Lo sniper veil occupa poco spazio perchè si comprime facilmente, ma è davvero versatile: si può usarlo per mimetizzare la testa e le spalle cammuffando la tipica sagoma del corpo umano, nascondere la sagoma dell’arma o di uno spotting scope in un OP, usarlo disteso su una finestra per impedire che dall’esterno si riesca a vedere dentro alla stanza… le sue applicazioni sono davvero molte!
Qui sotto alcune foto, provenienti da diverse zone del mondo,  che mostrano come un semplice sniper veil possa fare davvero molto riguardo alla mimetizzazione personale. Tenetene conto quanto preparate il vostro equipaggiamento!

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Geocaching

Molti di voi conosceranno il Geocaching, una sorta di caccia al tesoro in versione moderna e diffusa in tutto il mondo, che sfrutta i GPS per trovare contenitori nascosti per poi lasciare una firma nel logbook (un diario che registra i passaggi di tutti i geocachers che l’hanno trovata). In base alla dimensione del contenitore, che può variare da piccoli tubetti a scatole più grandi, si possono anche trovare piccoli oggetti da scambiare.
Le cache si differenziano sia per dimensione che per facilità di accesso (in base al tipo di terreno e al percorso da fare per raggiungerle) ma anche in base a come sono nascoste: alcune sono semplici e immediate da scoprire mentre altre sono ben nascoste e mimetizzate. Si trovano cache nascoste nelle città, nei boschi, nei posti più vari. Alcuni nascondigli sono davvero ingegnosi…

Sul sito ufficiale geocaching.com è stato recentemente pubblicato un video, che riporto qui sotto, dove il sergente Kent “Doc” Byrd, membro della Explosive Ordinance Disposal unit, racconta di come il geocaching lo ha aiutato più volte nel suo lavoro. Grazie al geocaching, spiega Byrd, si sviluppa attenzione ai dettagli, si guarda il mondo in maniera diversa, prestando maggior attenzione a dove si possono nascondere le cache.

[youtube http://www.youtube.com/watch?v=TbZ9SHclvh0&w=560&h=345]
Iniziare col geocaching è semplice, basta registrarsi nel sito geocaching.com, scegliere un posto, mettere le coordinate nel GPS e partire! Per chi usa l’Iphone è disponibile l’applicazione ufficiale, comoda perchè permette di vedere una lista di tutte le cache vicine al luogo in cui ci si trova, raggiungerle e registrare la visita, magari allegando una foto.
Che aspettate a partire? Buona caccia!